sabato 3 febbraio 2024

NOI I SOPRAVVISSUTI. APOCALISSE PRIVATA E INFERNO PUBBLICO.

NOI I SOPRAVVISSUTI.  APOCALISSE PRIVATA E INFERNO PUBBLICO.

Quello che subito colpisce in molti libri è lo scarto umano e produttivo, un soccombente del capitalismo dilaniato dall'alcool e da un'imminente catastrofe. Sua e del mondo. 

Una energia vitale della forma sintattica che insegue e descrive lo psicotico e caotico flusso mentale del protagonista - il quale racconta e ricorda tra oggi e ieri in prima persona le proprie malinconie immaginative, i deliri apocalittici, le paranoie esistenziali - già presente come forma espressiva di un realismo visionario che fa della sobria necessità ed economicità di mezzi la sua maggiore virtù e forza espressiva.  

Come Ulisse, il libro racconta di un uomo solo. Il narratore senza nome è un uomo solo, un soccombente segnato dalla devianza, lo scarto umano di una società atomizzata, spogliata del legame sociale, alla fine dei conflitti e dentro il gorgo consumistico e feticistico delle merci. <<Ero talmente disperato da sorridere agli sconosciuti per strada>>, dice, perso il lavoro, sfrattato, acquirente con gli ultimi risparmi di un furgone Ford Transit che va a vivere per strada sulla tangenziale di una metropoli diventando un clochard. Ogni tanto si concede un pernottamento in albergo, una <<notte ristoratrice>>, e <<la migliore colazione della settimana>>. (Rosso nella notte bianca (Feltrinelli, 2016).

Paradossalmente, in quella che potrebbe essere una perfetta trama della realtà, la discesa agli inferi nella civiltà globalizzata e del turbocapitalismo, la solitudine esistenziale di chi è stato espulso dal ciclo produttivo. Il personaggio dei racconto visionario giocato dentro le metafore della letteratura, ha perso tutto, è malinconico, non ha un affetto, relazioni. Alla fine il personaggio del romanzo vive dentro la propria solitudine e girovaga, dentro le nature morte di una strada periferia fuori dalla città, a ridosso della montagna, dove c'è un bosco e un grande lago, in uno stato di sognante euforia dove realtà, immaginazione e sogno sono il frutto di un bing bang della psiche, di una dissociazione che si fa delirio, linguaggio e forma. 

E' anche la parte più complessa di liriche immagini e allucinazioni visive come un'esplosione, un buco nero dove prospera il mondo e l'umanità dolorosa fatta dei vivi e dei morti <<sprofondati>>, di umani trasformati in bestie che il protagonista immagina, inventa o sogna.

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