venerdì 23 febbraio 2024

ARTICOLO PER GIORNALE O RIVISTA N.2 DEL 23/02/2024 - LA SOCIETA' DELLE PAURE

Meteo e vaccini, carni rosse e romanzi: siamo diventati talmente ansiosi che vediamo pericoli da ogni parte. Di più: il timore di offendere impone censure. E' la conseguenza del benessere. Quando l'uomo ha smesso di credere in Dio, ha iniziato a credere a tutto.

Siamo diventati paurosi, sempre all'erta, inquieti. Vediamo pericoli da tutte le parti. Noi tutti siamo ormai così. Troviamo minaccioso il cibo che ingurgitiamo (la tracciabilità!). L'aria che respiriamo. Le parole che adoperiamo. I libri che leggiamo. I film che vediamo. Tutto ci fa paura: sulla Terra, nelle città, dentro di noi. Non è che siamo diventati codardi e meschini, ma siamo diventati iper-ansiosi, che è diverso. Culturalmente ansiosi. Immersi in una società ansiosa. Dominati dalla paura.

La credulità è l'altra faccia della paura. Spesso è innocua. Talvolta diventa deleteria. Se si legge quel meraviglioso romanzo che è Nemesi di Philip Roth, possiamo capire cosa sia stato il flagello della polio, e quanta sofferenza atroce è stata risparmiata a tanti bambini grazie all'uso dei vaccini. La paura alimenta una cappa iperprotettiva della soffrerenza, dalla paura della frustazione  si stende su comportamenti, modi di dire, abitudini verbali che prima sembravano innocui e oggi vanno sradicati.

La paura di offendere e turbare chicchessia impone la sterilizzazione dell'eufemismo, l'apoteosi del lessico ipocrita e castigato. In alcuni atenei americani si è introdotto l'uso di un ideale bollino rosso con cui marchiare i classici della letteratura e segnalare il pericolo che qualcuno possa uscire offeso dalla lettura di una tragedia greca o di una commedia di Shakespeare. Inoltre, gli studenti hanno imposto al collegio dei docenti l'obbligo di mettere in guardia gli allievi e le allieve dai libri che, a cominciare dall'Iliade, contengono scene di sangue, abusi sessuali o violenza misogina per non urtare la sensibilità di chi ha manifestato sintomi da stress post traumatico in seguito a prepotenze, soprattutto di segno sessista ma non solo, subite in passato.

In pratica viene potenzialmente messa sul banco degli imputati l'intera letteratura, carica di stupri, violenza, assassini, parricidi, matricidi, conflitti cruenti per il potere e il denaro: altro che bollino rosso per il Raskolnikov che uccide un'usuraria in Delitto e castigo di Dostoevskij.

E' diventata anche una pratica corrente depurare i testi dei libri per l'infanzia, censurandone le scene che potrebbero ferire la sensibilità dei bambini. Non fa nemmeno scandalo che persino in un classico della letteratura americana come Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain siano stati cancellati tutti i passi che potrebbero essere letti come un incitamento sia pur sublimale all'odio razziale. Twain razzista inconsapevole? L'ideologia della paura ha decretato di sì.

La paura suggerisce agli scrittori e agli intellettuali del Mondo Occidentale un atteggiamento prudente e remissivo, un rifiuto quasi risentito verso tutte le manifestazioni della libertà d'espressione che contengano il pericolo dell'offesa, categoria onnicomprensiva che, se applicata alla lettera, dovrebbe annientare chissà quante opere dell'arte e della letteratura.

Un questionario tra gli scrittori italiani ci ha fatto scoprire che nel mondo di chi scrive, e che dunque dovrebbe per mestiere e vocazione tenere almeno un poco la libertà d'espressione, quest'ultima gode oramai di una bassissima reputazione, tanto da invocarne coralmente la castrazione rituale in un reticolo così soffocante di regole, norme, precauzioni, limitazioni da renderla totalmente inoffensiva. Letteralmente: così nessuno può offendersi.

Così come nella società del benessere e dell'abbondanza l'oblio della fame genera paure incontrollabili sul cibo, alimentando nevrosi alimentari e terrori indiscriminati, anche nel campo delle libertà il progressivo sbiadirsi del ricordo delle dittature rende più tenue il legame emotivo con conquiste in forse la tranquillità, la sicurezza, lo spirito gregario e conformistico. La paura dell'originalità induce atteggiamenti più concilianti, atteggiamenti rinunciatari, lo smussamento degli angoli troppo acuminati.

l'allarmismo indiscriminato fa deperire lo spirito d'avventura, il brivido del rischio. Alla ricerca di emozioni forti. Joshua Mitchell sostiene che, nella spossatezza dell'Occidente, la libertà costituisce un peso troppo grande da sopportare, e la sofferenza stessa appare contro la vita e bisogna sradicarla.


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