Marco Rossari, nel nuovo romanzo mal d'amore e Malcolm Lowry
L'ombra del vulcano, quando la vita si fa letteratura
L’ombra del vulcanoEinaudi2023 Supercoralli
pp. 176 - € 18,00 Un'estate milanese afosa, un traduttore dal cuore spezzato, un
classico incandescente della letteratura britannica.
«Dopo tanti anni ci siamo lasciati. Un giorno di marzo. È accaduto per gradi, e poi tutto d'un colpo».
È
un'estate torrida e alcolica, dopo la fine di un grande amore. Mentre
intorno a lui la città si svuota, il traduttore combatte con un romanzo
esplosivo e maledetto: Sotto il vulcano di Malcolm Lowry. In quei
giorni immobili di agosto Milano sconfina nel Messico, e per non morire
di ricordi il traduttore si perde tra le pagine a caccia del Console,
il protagonista del libro, per incontrarlo, parlare e bere con lui.
Perché tradurre, in fondo, è il modo migliore per non restare mai soli.
Marco Rossari prende la sua estate del disamore e ne fa un racconto
sentimentale, ossessivo e incandescente, in cui autobiografia e finzione
si mescolano come la vita e l'alcol, di notte, in un bar di periferia.
Il libro
Nell’estate in cui ha perso un grande amore, al protagonista di questo
libro – che assomiglia molto da vicino a Marco Rossari – viene affidata
l’impresa piú colossale e impossibile della sua carriera: trovare nuove
parole per l’edizione italiana della «Divina Commedia ubriaca», il
romanzo fatale sul Messico, «uno dei capolavori illeggibili del
Novecento». Sotto il vulcano di Malcolm Lowry è un libro di
culto, soprattutto per gli scrittori. Una storia esotica di
autodistruzione, di alcol, di addii: da un lavoro cosí, in un momento
cosí, sarebbe saggio tenersi alla larga. Con una voce comica, ma capace
di farsi grottesca e struggente, Rossari traccia i rimandi tra la storia
disperata del Console e la sua. E poi, lasciandosi andare alla dolcezza
dei ricordi, ci dice di quando stava con lei: dei viaggi in capo al
mondo, del loro modo sghembo di vivere la relazione, delle consuetudini e
delle piccole felicità; infine della crisi senza fondo, i pianti e il
non poter stare piú insieme. Tradurre significa ripercorrere i passi di
qualcun altro. Calcare le orme, seguire ostinatamente. E nel deserto
della città vuota, mentre i giorni trascorsi alla scrivania senza quasi
mangiare si alternano alle notti interminabili passate a bere, la
vicinanza del protagonista alla figura di Malcolm Lowry diventa una vera
e propria possessione. Cosí la Milano d’agosto si fa sempre piú simile a
quell’innominabile cittadina messicana nel giorno dei morti, e il
Console rivive in un vortice di tristezza, alcol, nostalgia. Perché
letteratura e vita, alle volte, sono una cosa sola.
«Dopo tanti anni ci siamo lasciati. Un giorno di marzo. È accaduto per gradi, e poi tutto d'un colpo».
È un'estate torrida e alcolica, dopo la fine di un grande amore. Mentre intorno a lui la città si svuota, il traduttore combatte con un romanzo esplosivo e maledetto: Sotto il vulcano di Malcolm Lowry. In quei giorni immobili di agosto Milano sconfina nel Messico, e per non morire di ricordi il traduttore si perde tra le pagine a caccia del Console, il protagonista del libro, per incontrarlo, parlare e bere con lui. Perché tradurre, in fondo, è il modo migliore per non restare mai soli. Marco Rossari prende la sua estate del disamore e ne fa un racconto sentimentale, ossessivo e incandescente, in cui autobiografia e finzione si mescolano come la vita e l'alcol, di notte, in un bar di periferia.
Sono gli elementi de L'ombra del vulcano di Marco Rossari, pubblicato da Einaudi. Il libro evoca nel titolo Sotto il vulcano di Malcolm Lowry, opera faro per gli aspiranti romanzieri e i lettori incalliti: stratificata e totale, ambiziosa e in parte autobiografica, è definita la Divina Commedia ubriaca e spesso paragonata, proprio per la complessità, all'Ulisse di James Joyce. Il capolavoro di Lowry è onnipresente in questa storia firmata Rossari che segue le vicende e i pensieri di un intellettuale quarantenne, traduttore di professione ma desideroso di poter scrivere un giorno qualcosa di memorabile.
Folgorato fin da ragazzino da Il cuore rivelatore di Edgar Allan Poe,
cerca di imitarlo raccogliendo però magri risultati: "Sono tornato a
casa e ho scritto subito una manciata di racconti sulla falsariga di
Poe, uno più brutto dell'altro". Da grande, insoddisfatto del proprio
lavoro, talvolta si lascia convincere che "il traduttore è il gregario,
il riflesso, il doppiatore, il ventriloquo, la nota a piè di pagina,
l'eco". Tuttavia in altri momenti lo sconforto cede il passo alla
consolazione:"Sei un professionista, un traduttore coi fiocchi, un
artigiano asettico, levighi, pulisci, rivedi, sei gelido, sei
intoccabile". Quest'uomo soffre per amore. È alle prese con il vuoto
lasciato dalla ex. Il dolore lo prosciuga e si immedesima nel console di
Sotto il vulcano: Geoffrey, alcolizzato e disperato. Geoffrey diventa
lo specchio del traduttore milanese.
Entrambi tormentati dai
fantasmi di una passione profonda e incancellabile. L'eroe di Rossari,
nell'arco di un'estate bollente, dovrà raccogliere ogni scampolo di
energia per consegnare in tempo la traduzione di Sotto il vulcano.
Parola dopo parola, tra bicchieri straripanti di alcol - consumati in
bar di periferia pieni di sbandati -, il traduttore lombardo troverà
nella letteratura sfogo e sollievo. Oltre a scandagliare i tormenti del
cuore, Rossari disegna un ritratto ironico del mondo dell'editoria,
definito in un capitolo "un luogo dove nessuno compra o finisce più un
libro e dove tutti si lamentano del fatto che nessuno compra o finisce
più un libro". Fra le scene più spassose l'incontro tra il traduttore e
un autore di secondo piano, scombinato e disilluso, che biascica parole
confuse:"Un genio cialtrone, commovente e goffo". Marco Rossari (1973) è
scrittore e ha tradotto, tra gli altri, Charles Dickens, Mark Twain,
Hunter S. Thompson, John Niven, Malcolm Lowry.
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