NUOVE TECNICHE E NUOVA SENSIBILITA' NELLA NARRATIVA
DEL NOVECENTO
Le opere più significative della narrativa dei primi decenni del
Novecento in Europa appaiono caratterizzate dalla consapevolezza della
condizione di inquietudine e di insoddisfazione in cui vive l'uomo
contemporaneo.
Caduta la fede nei valori morali e sociali espressi dalla società
dell'Ottocento, persa la certezza di verità oggettive e scientifiche, i
narratori tendono a rappresentare un mondo vuoto di significati in cui i
personaggi appaiono spesso isolati, privi di un rapporto reale con gli
altri uomini, travolti da una malattia morale, dall'incapacità di agire e
di realizzarsi, a cui si accompagna spesso il senso della debolezza e
della decadenza fisica.
I narratori tendono a scavare nell'animo dei personaggi, portano alla
luce la loro incoerenza, gli aspetti diversi e contrastanti della loro
personalità.
Un'influenza, sia pur indiretta, sull'interpretazione dell'animo umano
deriva anche dalle nuove teorie di Freud e dalle tecniche della
psicanalisi, per cui nella psiche umana occorre distinguere, al di sotto
di quella che è la sfera della coscienza, cioè della sensibilità
consapevole e razionale, la sfera dell'inconscio, il mondo delle
emozioni e delle suggestioni inconsapevoli da cui derivano spesso gli
impulsi o le inibizioni segrete che influenzano e determinano il nostro
comportamento generale.
I nuovi narratori si pongono quindi in modo diverso di fronte alla
realtà che intendono rappresentare: gli autori dell'Ottocento tendevano a
darci una <<visione dall'esterno>> delle vicende e dei
personaggi, di cui interpretavano e giudicavano i comportamenti ed i
pensieri sulla base dei propri principi e delle proprie convinzioni;
ora il narratore tende a collocarsi dal punto di vista stesso dei suoi
personaggi, ci offre una visione soggettiva e frammentaria della realtà,
spesso adotta la tecnica dell'<<io narrante>>, del racconto
in prima persona in cui vicende e figure sono viste secondo la
valutazione spesso mutevole ed incoerente del protagonista.
Ad una narrativa di carattere realistico ed oggettivo si sostituisce
quindi una narrativa di tipo psicologico ed intimistico, in cui lo
svolgimento dei fatti interessa soprattutto per verificare le influenze
che essi comportano sull'animo dei personaggi.
Nella modificazione che questa nuova prospettiva porta alle tecniche
narrative si inserisce poi l'apporto profondamente innovatore di alcune
figure di grandi scrittori più o meno direttamente influenzati dalle
proposte dei movimenti di avanguardia: Proust, Joyce, Kafka, per non
citare che i sommi, propongono in Europa, negli anni a cavallo della
prima guerra mondiale, le opere più decisamente nuove e staccate dalla
precedente tradizione narrativa.
In Italia fin dai primi anni del secolo, mentre il pubblico si
appasionava ancora alla narrativa sensuale e verbosa di D'Annunzio e dei
suoi imitatori, o agli ultimi seguaci del verismo regionale come Grazia
Deledda, scrivono opere nuove per tecnica e per analisi del cuore umano
Luigi Pirandello e Italo Svevo; più tardi, intorno agli anni trenta,
mentre molti intellettuali mostrano di disprezzare il romanzo come un
genere ormai superato, le espressioni più nuove e più aperte alle
influenze delle nuove tendenze europee sono rappresentate dalle prime
opere di Alberto Moravia e di Dino Buzzati, che propongono temi
originali e provocatori nei confronti di una socità che il fascismo
tendeva a conservare in una condizione di isolamento e di
conservatorismo culturale.
Nessun commento:
Posta un commento