A pochi isolati più a nord, al dodicesimo piano di un edificio in mattoni bianchi, che un tempo era anonimo ma poi era stato dipinto di un celeste vistoso, una donna sedeva ad una scrivania, facendo scorrere con pazienza una matita rossa su un manoscritto. Era quasi inconsapevole della pioggia che martellava la grondaia e scrosciava contro la finestra. La donna respirava al ritmo dell’orologio della cucina, passando la matita sul manoscritto come una bacchetta magica che sistemava tutto ciò che toccava. Non pensava a suo marito, che stava camminando da solo e combatteva con gli scrosci di pioggia.
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