Oggi nel campo della creazione artistica ha fatto irruzione l'AI, l'intelligenza artificiale. E' il primo robot umanoide creato per produrre opere d'arte. E gli interrogativi che solleva sono più numerosi delle risposte che fornisce con la sua voce metallica. Il robot ha un nome Ai-Da. Che è un gioco fra Artificial Intelligencee una citazione di Ada Lowelace, la geniale figlia di Lord Byron Inventrice dell'algoritmo per programmare i computer. Incontrare Ai-Da è un esperienza inquietante:certo, ormai siamo abituati a interagire con Siri e Alexa, le assistenti vocali di Apple e Amazon, ma <<lui>> è qualcosa di più. Il <<creatore>> che l'ha ideata è Aidan Meller, specialista di arte moderna e contemporanea che dirige gallerie fra Londra e Oxford. <<La situazione che era stata descritta in libri come 1984 o Il mondo nuovo - spiega Meller - è diventata realtà. Ai-Da vuole condurre a discutere: <<In questione c'è l'uso etico dell'intelligenza artificiale. La gente non è a suo agio di fronte a una macchin che replica il comportamento umano: vogliamo proprio fare in modo che lo spettatore si ponga delle domande>>.
E la più ovvia è: ciò che Ai-Da produce può essere chiamato arte? Forse sì, a giudicare dalle reazioni che aveva suscitato la sua prima breve presentazione. <<Una nuova voce per il mondo artistico>>, aveva scritto il New York Times; <<sotto ogni aspetto valida come molti degli artisti astratti di oggi>>, aveva fatto eco il <<Daily Telegraph>>; <<stempera il confine tra la macchina e artista>>, concludeva <<Time>>.
Personalmente affermo che la tecnologia mi intriga come mezzo per esplorare una nuova creatività. Forse, il futuro è ibrido: metà umano, metà macchina. Sfida stimolante.
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