mercoledì 16 febbraio 2022

RECENSIONE: LA MALORA DI BEPPE FENOGLIO - EINAUDI

 Fenoglio

Vita grama sulle Langhe

La malora
Einaudi


2014
ET Scrittori
pp. 90
€ 10,00
Prefazione a cura diPaolo Di Paolo
 
Una vivida rappresentazione di quanto può essere aspro l'uomo con l'uomo.

 

 

 

 

 

Il libro

Pubblicato per la prima volta nel 1954 nella collana dei «Gettoni», due anni dopo I ventitre giorni della città di Alba, La malora fu presentato da Vittorini come un libro «per molti aspetti piú bello», in cui i rapporti umani sono «ridotti alla nuda spietatezza (anche tra marito e moglie, e anche tra padre e figli)». Una storia elementare di fatica e di silenzi, di dolore e di violenza che ci riporta al dramma della miseria contadina delle Langhe e che trova il suo linguaggio nello stile scarno e partecipe di Fenoglio, lo stesso stile antiretorico e «barbarico» che procurò allo scrittore l’accusa di aver tradito i valori della Resistenza. Proprio questa asprezza e la continua invenzione linguistica fanno di Fenoglio uno dei massimi scrittori italiani del Novecento.

Beppe Fenoglio

Beppe Fenoglio nacque ad Alba il 1° marzo 1922 e vi trascorse quasi tutta la vita, esclusi i mesi del servizio militare a Roma. L'8 settembre ritorna sulle Langhe, dove combatterà tutta la guerra partigiana, sino alla Liberazione. Si era fatto una profonda cultura letteraria sui poeti e sugli scrittori inglesi, e sulla civiltà anglosassone nel suo complesso, che ammirava come antidoto e rivalsa sulla meschina realtà provinciale del fascismo. Dopo la guerra si impiegò in una ditta vinicola di Alba, per cui tenne la corrispondenza estera. Nell'estate 1962 fu colto dal male inguaribile che lo spense a Torino il 18 febbraio 1963, e che sopportò con stoica fermezza.
Esordí nel 1952 con I ventitre giorni della città di Alba (Einaudi) cui seguí nel 1954 La malora (Einaudi). Nel 1959 apparve il romanzo Primavera di bellezza, diretto riflesso della sua esperienza nell'esercito italiano. Il partigiano Johnny, la grande «cronaca» della guerriglia apparsa postuma da Einaudi nel 1968 ne costituisce il seguito cronologico. Postumi sono apparsi anche il volume di racconti Un giorno di fuoco (che comprende anche il romanzo Una questione privata, Garzanti, 1963) e il romanzo giovanile La paga del sabato (Einaudi, 1969).
Di Beppe Fenoglio Einaudi ha pubblicato: I ventitre giorni della città di Alba, La malora, Il partigiano Johnny, La paga del sabato, Un Fenoglio alla prima guerra mondiale, L'affare dell'anima e altri racconti, Primavera di bellezza, Una questione privata, Un giorno di fuoco, L'imboscata, Appunti partigiani '44-'45, Diciotto racconti, Quaderno di traduzioni, Lettere 1940-1962, Una crociera agli antipodi, Epigrammi, Tutti i racconti, Teatro, La favola delle due galline e Il libro di Johnny. Nel 2012, negli ET Biblioteca, è uscita la raccolta Tutti i romanzi.

RECENSIONE

Beppe Fenoglio (1922-1963) è, con Pavese, il narratore della condizione di vita delle Langhe, la terra dove era nato ed in cui è ambientata tutta la sua produzione nei due filoni in cui si può distinguere: vicende della lotta partigiana sulle colline (I ventitre giorni della città di Alba, il partigiano Johnny), aspetti della vita contadina in un ambiente di isolamento e di duro lavoro (soprattutto il breve romanzo La malora, del '54, ed alcuni racconti tra cui Un giorno di fuoco).

La malora, il breve romanzo da cui è tratto il brano che segue, è giudicato concordemente uno dei testi più alti e drammatici della narrativa degli ultimi decenni: intorno alla figura di un giovane contadino. Agostino, che narra in prima persona, si allarga un tragico quadro di lavoro, di miseria, di morte che esprime la dura realtà di un ambiente contadino negli anni della crisi dell'agricoltura tra le due guerre mondiali.

Nelle pagine del romanzo si coglie il processo di decadimento di una famiglia: la sfiducia del padre, la condizione di soggezione della madre (la condizione della donna appare particolarmente sacrificata in questo mondo contadino), il destino di rinuncia dei figli: Stefano va a fare il servizio militare e ne torna mutato, Emilio deve adattarsi senza vocazione a frequentare il seminario, Agostino e ingaggiato come servo di campagna lontano da casa, presso una famiglia  di condizioni ugualmente misere ed altrettanto duramente impegnata per sopravvivere.

Il linguaggio è efficacemente adattato all'ambiente di cui adotta molte espressioni dialettali, con una ricerca di voci gergali talora quasi eccessiva. 

Le Langhe in Pavese e in Fenoglio - Può essere interessante un confronto tra le diverse interpretazioni che del mondo delle Langhe danno due scrittori contemporanei e conterranei; Pavese e Fenoglio. Per Pavese le Langhe sono soprattutto un simbolo dell'adolescenza, un paesaggio della memoria che si carica di significati mitici, in cui feste e tradizioni sembrano restituire un'immagine ancora intatta di una vita rimasta sostanzialmente uguale a se stessa nel corso dei secoli. Per Fenoglio il mondo delle Langhe è elementare e tragico, segnato dal lavoro duro e dalla lotta per sopravvivere; ed i rapporti umani sono condizionati dalla violenza esercitata in nome delle necessità economiche e dell'abitudine secolare alla fatica, alla soffrenza, alla miseria. Pavese interpreta le Langhe secondo la sua personale visione del mondo, in modo lirico e soggettivo; Fenoglio si sforza di collocarsi all'interno di questo mondo e lo rappresenta secondo la mentalità e le abitudini degli uomini che lo abitano. Per questo è perfettamente aderente al contenuto di linguaggio, carico di echi dialettali nella sintassi, nei modi di dire, nelle frequenti, brevi battute di dialogo; un linguaggio che sembra elementare ed è invece il frutto di una profonda e faticosa elaborazione, secondo quanto ci testimonia lo scrittore stesso:<<La più facile delle mie pagine esce spensierata da un dozzina di penosi rifacimenti>>.

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