martedì 8 febbraio 2022

SEI AUTORI CANTANO I NOSTRI GIORNI SOSPESI

Buongiorno. Può la poesia dialogare con il presente? Sa dare voce a un oggi fatto di solitudine, dolore e speranza?

 
Nella varietà di stili e ispirazioni dei poeti c'è una parola che ricorre. E' il vocabolo tempo , a sottolineare un idem sentire: secondi, minuti, ore, giorni ... che scorrono uguali ma che sono riempiti in modi diversi.
Nella raccolta: Non finirò di scrivere sul mare (Mondadori), Giuseppe Conte (1945) evocal'immagine di <<un tempo così tetro>>, per <<chi continua a lavorare umilmente amando quello che fa>>. 
Nella raccolta Sincope (Einaudi 2018), Roberta Dapunt cita: <<questo istante del tempo>> e lo rende <<un racconto in assenza di pluralità>>.
Nella raccolta Madre d'inverno, (Mondadori 2016), Vivian Lamarque, gioca con profonda leggerezza a fare un girotondo finale di parole <<Era il primo tempo, il tempo d'oro del Prima>>.
Mentre in Frammenti di felicità terrena, (Lieto Colle, 2019) Giovanna Rosadini (Genova classe 1963), l'incipit è un <<tempo/che si allarga lento.
Per Targhetta (Treviso, 1980), il senso del tempo è in <<quel vuoto strano>> che iempie - oggi come mai - i luoghi della socialità.
Infine, in Vivinetto, di Giovanna Cristina (Siracusa, 1994), Testo: Dove non siamo stati, Bur, 2020), cita dal sapere che <<in fondo duriamo niente>>, può nascere una preghiera.

Nessun commento:

Posta un commento