Ventuno, il coraggio delle 'Madri' della Costituzione
La loro voce e le battaglie nel volume di Iantosca e Cappelletto
ANGELA IANTOSCA-ROMANO CAPPELLETTO, VENTUNO.
LE DONNE CHE FECERO LA COSTITUZIONE (Edizioni Paoline, pp.200, 14 euro)
Adele Bei, comunista e partigiana, impegnata per il miglioramento delle condizioni carcerarie delle donne e per più diritti alle lavoratrici, e promotrice di una maggiore attenzione alle parole, anche a quelle declinate al femminile.
Bianca Bianchi, eletta alle elezioni del '46 nel Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (Psiup), discriminata nel suo stesso partito perché donna, che fece il massimo per risollevare la scuola dalle macerie della guerra affinché "nutrisse l'anima" e per il superamento di ogni discriminazione giuridica o sociale tra bambini nati dentro o fuori dal matrimonio. Filomena Delli Castelli, democristiana, che lavorò ai disegni di legge sul teatro e sulla cinematografia e si impegnò per far introdurre l'insegnamento della storia dell'arte a scuola. E poi con loro, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Maria De Unterrichter Jervolino, Maria Federici Agamben, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela Maria Guidi Cingolani, Nilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Merlin, Angiola Minella Molinari, Rita Montagnana Togliatti, Maria Nicotra Verzotto, Teresa Noce Longo, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio. Vale la pena nominarle tutte le ventuno 'Madri' della nostra Costituzione, diverse per storie e credo, ma sempre unite nell'intento di ricostruire il Paese anche nei suoi valori, che, tra il giugno del 1946 e il gennaio del 1948, ebbero il difficile compito di sedere nell'Assemblea Costituente riuscendo a fare la differenza pur essendo un numero esiguo rispetto agli uomini.
A loro è dedicato il libro "Ventuno", scritto a quattro mani da Angela Iantosca e Romano Cappelletto per le Edizioni Paoline, in occasione del 75° anniversario della Costituzione italiana (entrata in vigore il 1° gennaio 1948). Il coraggio, la dignità, la tenacia nel portare avanti principi e battaglie, ma soprattutto la capacità di guardare più in là, oltre il proprio presente, verso le generazioni future con generosità e lungimiranza, in nome del bene comune: c'è tutto questo nel volume che Iantosca e Cappelletto hanno scritto per svelare agli studenti delle scuole secondarie (13-16 anni) le idee e l'impegno di questo gruppo di donne fondamentali per la nostra storia, eppure poco raccontate e messe in ombra. Il linguaggio è semplice, perfetto per un pubblico di ragazzi, le pagine sono dense di fatti, riflessioni, sentimenti e ideali, e la narrazione di quel momento storico in cui per la prima volta le donne abbero il diritto di esercitare il voto politico e di essere elette è affidata direttamente alle ventuno protagoniste che parlano in prima persona, dando l'illusione di ascoltare davvero la loro voce.
Dal racconto delle singole storie, tra sogni, difficoltà, pericoli e battaglie, si comprende tutta la loro passione nel tentativo di cambiare il mondo in meglio: "Sono donne che provengono da storie politiche e culturali diverse, ma tutte hanno partecipato alla lotta partigiana e antifascista. Sentono, dunque, vivissimi nel loro cuore e nella loro mente i valori della libertà, della giustizia sociale, della democrazia, che sono anche la sfida di un mondo nuovo da costruire, in cui le donne devono essere protagoniste", scrive Livia Turco nella prefazione, sottolineando che "grazie alle Costituenti, grazie alla freschezza del loro pensiero, grazie alla loro ferma determinazione nel voler rappresentare la domanda di cambiamento delle donne italiane, alcuni articoli cruciali (3, 29, 30, 31, 37, 48, 51) della nostra Costituzione hanno una formulazione avanzata e moderna".
In questa lettura così formativa si resta affascinati dalla combattività e dall'energia dimostrata dalle 'Madri' della nostra Costituzione in un passato che ai nostri occhi appare lontano, ma al tempo stesso emerge chiara anche una duplice consapevolezza, che ci riporta al presente: se da un lato non possiamo mai abbassare la guardia quando si parla di diritti, dall'altro abbiamo ancora il dovere di impegnarci, dal singolo cittadino ai rappresentanti delle istituzioni, per raggiungere quegli ideali di equità, dignità e giustizia sociale che animarono le battaglie delle donne e degli uomini dell'Assemblea Costituente.
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